Giovedì scorso nel Centro Storico di Cosenza è stata inaugurata la la nuova sede del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani, per l’importante occasione è stato invitato il prof. Massimo Cacciari del quale, recentemente, è in distribuzione il libro scritto a quattro mani con Paolo Prodi dal titolo “Occidente senza Utopie”, nel quale si fa riferimento alle teorie di Tommaso Campanella.
Dopo la cerimonia del fatidico taglio del nastro il prof. Cacciari ha tenuto una lectio magistralis proprio sul concetto di utopia espresso dal Campanella nel suo libro più conosciuto “La città del Sole”. La notizia dell’evento è stata ampiamente pubblicizzata nei giorni precedenti e numerosi studiosi e appassionati di filosofia, ma anche semplici curiosi, sono giunti nel cuore del centro storico a riempire le anguste sale del Palazzo Caselli-Vaccaro, concesso dal Comune di Cosenza al Centro Studi. Purtroppo i locali non erano sufficienti per poter permettere ad almeno un centinaio di persone di poter assistere all’intervento di Cacciari e sono state costrette a tornare a casa loro con le pive nel sacco, come si suol dire. Una buona occasione per allargare l’interesse per la buona cultura è andata purtroppo perduta.
Come spesso succede dalle nostre parti, e a Cosenza in modo particolare, si pensa che certi argomenti siano riservati solo ad una cerchia molto ristretta composta dai soliti cosiddetti uomini di cultura o dagli accademici , gli altri, quindi, possono essere al massimo delle comparse e se sono pochi è meglio. Eventi come quello del 26 gennaio non sono così frequenti dalle nostre parti era perciò giusto e direi doveroso che venisse organizzato in un ambiente più adatto: ad esempio, l’aula magna del Liceo Telesio o il ridotto del Rendano, per dare l’opportunità ai calabresi non necessariamente “addetti ai lavori” di poter, una volta tanto, essere fieri di esserlo.
Ci auguriamo che quel centro studi possa divenire veramente il riferimento “mondiale” - così come il suo presidente dott. Nuccio Ordine ha auspicato nell’intervista ad una locale emittente televisiva – per tutti gli studiosi e ricercatori delle opere dei tre grandi filosofi meridionali, ma sarebbe bene che coloro che si reputano cosentini-doc mettano da parte il solito cosenza-centrismo, perché la cultura non ha patria, né dimora obbligata.
Antonio Michele Cavallaro
(Palazzo Caselli-Vaccaro)