Il nuovo millennio si è aperto con tempi di crisi, terrorismo e svuotamento di valori. Ma qualche certezza, ancora, regge. Controcorrente a quello che potrebbero essere i tempi moderni per molti la certezza si trova nella professione della propria fede. È convinto di questo Giovanni Paolo Tursi, (nella foto) quasi 19 anni, originario di Saracena ridente antico borgo del Cosentino. Alle pendici del Pollino è qui che Giovanni Paolo vive la quotidianità di una vita fatta di valori: famiglia, amici, amore e fede.
Ed è proprio quest’ultimo valore che ultimamente l’ha portato a fare una denuncia. Dalle scuole di Saracena il Crocifisso nelle aule è stato tolto in nome della laicità della scuola e per non ledere la sensibilità delle minoranze che seppure in minima parte ci sono. Giovanni Paolo ha chiesto le motivazioni di una simile decisione tramite formale comunicazione alla dirigente ed è in attesa di riscontro.
“Ok alla tolleranza” - dice Giovanni Paolo - “il primo ad essere tollerante verso gli usi e i costumi di persone che scappano dall’orrore della guerra sono io ma il mio pensiero non è soltanto un atto di fede ma l’immagine del Crocifisso rappresenta la nostra identità culturale. E la mia tolleranza è rafforzata dal fatto che se io, occidentale credente, vado in una sinagoga o in una moschea, non mi sento offeso perché mi trovo in luoghi nei quali si nega la divinità di nostro Signore Gesù Cristo, ma, invece, ne comprendo il lato positivo e l’importanza di rapportarsi con queste culture”.
“Si è scomodata persino la Giurisprudenza per aiutare a decidere se il Crocifisso va tolto o meno. Se si toglie il Crocifisso allora vanno eliminate le festività di Natale, Pasqua, Tutti i Santi e ogni altra attività riconducibile alla fede Cristiana. Ma questo non vuol dire certamente non tollerare o essere contrari all’integrazione, anzi, integrare vuol dire insegnare all’altro qualcosa di noi stessi e il Crocifisso essendo il nostro simbolo identitario per eccellenza deve essere d’aiuto a questa missione. Il Crocifisso è l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. Perché mai dovrebbero sentirsi offesi gli scolari di altre religioni? I valori del rispetto, della fraternità, dell’amore incondizionato, dell’uguaglianza sono alla base della convivenza civile tra persone e vanno inculcati sin dalla più tenera età. E niente è più adatto di raccontare la storia di Gesù per insegnare a vivere questi valori nel pieno del loro significato. Così facendo, sul Suo esempio si può educare i bambini, i giovani, gli adolescenti, che saranno i cittadini del domani per questo sono convinto fermamente che sia un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”.
Giovanni Paolo Tursi