Non è intenzione suscitare l’ira degli Amministratori della città, ma a distanza di diversi giorni dal nostro pubblico appello nel quale si chiedeva di occuparsi dei lavoratori del servizio di refezione scolastica, pare che oltre ai soliti sproloqui, ancora nulla di nuovo si intravede all’orizzonte.
I dipendenti del servizio continuano a rivendicare il loro diritto/ dovere ad avere un posto di lavoro sul quale poter contare per mandare avanti le loro vite e quelle dei loro familiari.
Assieme alle organizzazioni sindacali, nelle ultime ore abbiamo avuto l’occasione di raccogliere nuovamente le preoccupazioni e lo sfogo di questi lavoratori interessati, e di approfondire meglio la vicenda che loro malgrado li vede protagonisti.
Contrariamente a quanto è stato dichiarato dagli Amministratori in replica alla precedente nota, gli atti pubblici ci dicono che le nostre osservazioni erano veritiere e più che fondate.
A conferma di ciò, la determina di liquidazione n. 11 del 11/01/2022 pubblicata sull’albo del Comune che attesta l’esistenza già di una proroga concessa alla ditta affidataria dal 18 ottobre 2021 (per recuperare il periodo del lockdown 2020 in cui il servizio era stato sospeso).
Quindi il contratto di appalto, formalmente concluso a Settembre 2021, è stato in seguito prorogato per ulteriori 75 gg. Tutto assolutamente lecito e normale.
Quello che risulta strano però, è che l’Ente era perfettamente a conoscenza che il servizio mensa offerto sarebbe terminato per la fine dell’anno 2021 e della volontà della ditta di non accettare assolutamente ulteriori proroghe: perché dunque non ha provveduto ad espletare le necessarie procedure per il nuovo appalto già nei mesi scorsi, al fine di garantire continuità nell’erogazione del servizio agli alunni?
Ci si sofferma tanto sul mancato avvio del nuovo bando di gara, perché questo ha un senso non solo in termini di continuità del servizio di refezione scolastica (seppur vero che nessuno oggi però ne avrebbe usufruito, vista la sospensione delle attività didattiche in presenza), ma soprattutto dal punto di vista dei lavoratori che avrebbero intravisto una qualche piccola certezza per il prossimo futuro nel loro modestissimo stipendio (trattasi di lavoratori per lo più monoreddito con un rapporto a tempo parziale).
Ad esempio, sono tanti i disagi che vivono i lavoratori direttamente interessati i quali, pur non avendo fatto un’ora di lavoro nel mese di gennaio, sono ancora alle dipendenze della precedente ditta affidataria, che non intende licenziarli e loro stessi non possono farlo per non perdere i diritti acquisiti; se invece fosse stato già appaltato il servizio ad una nuova ditta, questi oggi sarebbero assunti nel suo organico e, cosa importantissima, avrebbero regolarmente concluso il precedente rapporto di lavoro e goduto già delle indennità spettanti di fine rapporto (tfr).
Invece così, in un contesto come quello attuale di gravissime difficoltà economiche e sociali, per questi lavoratori e per le loro famiglie tutto è sospeso, nessuna prospettiva e, forse, nella migliore delle ipotesi ci sarà una “misera” cassa integrazione di poche centinaia di euro ad attenderli.
Movimento politico-culturale
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